Scoperta del grimpeur: Chi è il ciclista re delle salite
- di Lorenzo De Santis
- mag, 13 2025

Immagina una strada piena di tornanti, che si arrampica su per la montagna infilandosi tra i pini. Davanti a te, il gruppo si allunga, qualcuno cede, ma uno sembra quasi danzare sui pedali invece di lottare contro la gravità. Lui si stacca dal gruppo, affronta le pendenze impossibili, ridefinendo ogni concetto di fatica. Quello è il cyclista che tutti temono quando comincia la salita. E sì, c’è un nome: si chiama grimpeur. Ma non è solo una parola francese buttata lì per sembrare raffinati. È una categoria, un'identità, quasi uno stile di vita per chi sfreccia su per i colli d’Europa come se le salite gli facessero meno paura degli altri. Lì i giochi cambiano, i gregari si fermano e inizia la battaglia dei più leggeri, di quelli che sulla salita costruiscono una carriera. Ed è impossibile non farsi prendere dal fascino di questi scalatori che sembrano sfidare la fisica più di tutti.
Chi è davvero il grimpeur? Identikit dello scalatore moderno
Il termine "grimpeur" viene dal francese e in gergo viene tradotto semplicemente come "scalatore". Ma un grimpeur non è solo chi regge meglio la salita: è chi riesce a emergere quando la strada si impenna davvero, di solito sopra al 6-7% di pendenza. La maggioranza dei ciclisti professionisti odia questi momenti, perché qui il fisico viene messo veramente alla prova. I grimpeur invece sembrano nati per soffrire in montagna, dotati di un mix letale: peso piuma (nella media, tra i 56 e i 63 kg per un’altezza tra 1,65 e 1,75 metri), resistenza a livelli assurdi, potenza peso impressionante (lo chiamano W/kg, watt per chilo, e non è raro vedere i top superare i 6,2-6,5 W/kg sulle rampe più terribili).
Non tutti possono diventarlo: la genetica aiuta eccome. Qualche studio pubblicato su riviste come Sports Medicine ha dimostrato che la distribuzione delle fibre muscolari di tipo I, quelle più resistenti alla fatica, dei grimpeur è superiore del 15-20% rispetto alla media dei pro. Ma serve moltissimo allenamento specifico: ripetute lunghe in salita, lavori di soglia e - soprattutto - allenamenti mentali. Sì, perché il grimpeur deve essere anche un po’ filosofo e un po’ testardo: sa che ogni pedalata può essere quella decisiva tra gloria e crisi totale.
A livello tecnico, i grimpeur gestiscono il cambio con una precisione da orologiaio, dosano le energie centellinando ogni pedalata e spesso scelgono biciclette ultraleggere (c’è una vera mania del grammo nei team World Tour). Anche la posizione in sella viene studiata nei minimi dettagli: di solito bacino alto e schiena dritta, senza troppi movimenti inutili. Guardate gli stili di scalatori storici come Marco Pantani (in piedi e scatti secchi), Alberto Contador (danza sui pedali), o Egan Bernal (regolare, quasi scolastico). Ognuno trova la sua chiave per domare la salita, ma la sostanza non cambia: qui si fa selezione naturale.
Nel ciclismo moderno c’è una tabella interessante che gira spesso tra gli addetti ai lavori, confrontando la potenza espressa dai top scalatori sulle salite iconiche:
Ciclista | Salita | Pendenza media | W/kg medi |
---|---|---|---|
Tadej Pogacar | Col du Tourmalet | 7,3% | 6,7 |
Jonas Vingegaard | Col de la Loze | 7,5% | 6,6 |
Chris Froome | Mont Ventoux | 7,8% | 6,4 |
Marco Pantani | Alpe d’Huez | 8,1% | 6,5 (stimato) |
E queste sono solo alcune delle “imprese” più note.

Leggende delle salite: storie di grimpeur che hanno cambiato il ciclismo
Quando si parla di grandi scalatori, le storie si rincorrono come i tornanti dello Stelvio. Uno dei miei primi ricordi da ragazzo è vedere Pantani staccare tutti sull’Alpe d’Huez nel Tour 1997. Lì ho capito che nelle tappe di montagna succede qualcosa di diverso: qui si scrivono leggende, si costruisce una mitologia fatta di uomini magri, facce sofferenti, sguardi svuotati dalla fatica, eppure determinatissimi.
I grimpeur di razza hanno spesso caratteristiche che li rendono “singolari”: magrezza estrema (Pantani sembrava tutto ossa), pedalata leggera e spesso improvvisi strappi che rovesciano la corsa in una manciata di minuti. Se pensi che sia sempre facile, dovresti vedere le salite bestiali che affrontano: il Mortirolo, il Giau, il Tourmalet, la Marmolada. Salite da almeno mezz’ora a pendenze medie sopra l’8%. In queste situazioni solo i veri grimpeur riescono a restare davanti.
Qualche nome è d’obbligo. Lucien Van Impe, scalatore belga anni Settanta, vincitore di un Tour, che ancora oggi viene ricordato per l’incredibile agilità sulle Alpi. Federico Bahamontes il “falco di Toledo”, capace di vincere ben 7 GPM al Tour. Poi Lucho Herrera dalla Colombia, inventore delle fughe impossibili e della scalata in VAM (velocità di ascesa media). Fino ai giorni nostri con Pogacar e Vingegaard, che hanno riscritto le leggi della resistenza e del recupero fra tappe durissime. Ti ricordi la tappa del Tour 2023 al Col de la Loze? Vingegaard fece segnare quasi 6,6 W/kg per oltre 40 minuti: roba mai vista nel ciclismo moderno.
Ma non è solo questione di numeri. I migliori grimpeur hanno “nervi d’acciaio” e capacità di leggere la corsa con lucidità anche quando il cuore gira a 180 battiti. Riescono ad accelerare nel momento giusto, a staccare lo sguardo dal ciclocomputer e capire la situazione meglio degli altri. E spesso hanno storie personali pazzesche: molti vengono da paesi di montagna, cresciuti a fare salite ogni giorno per andare a scuola. Gli scalatori sudamericani come Nairo Quintana hanno imparato a soffrire in altura, abituati a respirare aria rarefatta fin da ragazzini.
Un fatto curioso: tra il 1960 e il 2023, quasi il 60% delle maglie a pois (cima dei GPM al Tour de France) sono state vinte da ciclisti provenienti da paesi con rilevanti catene montuose. Nella storia del Giro d’Italia, invece, i vincitori delle tappe “regine” di montagna sono quasi sempre specialisti puri della salita, con una sola eccezione nei primi quarant’anni. E il fascino di queste tappe è immutabile: basta vedere i milioni di spettatori che ogni anno si arrampicano anch’essi, solo per vedere passare i loro beniamini in cima ai passi leggendari.

Vuoi diventare grimpeur? Consigli pratici e piccoli segreti per amare la salita
Non serve inseguire subito il mito delle grandi montagne. Ogni ciclista può allenare alcune qualità tipiche dei grimpeur, anche senza ambire al Tour. Io stesso, insieme a Valentina, ci siamo messi alla prova su colli locali; ti assicuro che anche una breve salita può diventare una piccola impresa personale.
- Conta il peso… ma non solo: Dimagrire aiuta, ma attenzione: perdere troppa massa può ridurre la forza assoluta. Il rapporto ideale è combinare alimentazione equilibrata e lavoro di forza, magari con esercizi mirati per la parte bassa del corpo. La regola d’oro? Puntare a perdere grasso mantenendo (o aumentando) la potenza.
- Lavoro specifico in salita: Prediligi allenamenti a intensità di soglia o leggermente sopra (il famoso “interval training”). Scegli salite diverse, a volte lunghe e costanti, altre più corte ma ripide. In questo modo alleni sia la resistenza sia la capacità di cambio ritmo improvviso.
- Gestione mentale dello sforzo: Qui si vincono (o si perdono) molte sfide. Abituati a “spezzare” la salita in tratti, ponendoti mini-obiettivi (ad es., “arrivo fino a quel tornante, poi penso al prossimo”). Funziona davvero e aiuta a gestire la fatica psicologica.
- Bici ad hoc: Se puoi, scegli una bici leggera, con rapporti adeguati. Sì, costano, ma una corona da 34 e un pacco pignoni 11-34 ti aiutano a pedalare agile anche sulle pendenze temibili. Più la cadenza resta alta, meno ti "acidi" le gambe.
- Imparare la posizione: Ognuno trova la propria, ma in generale evita troppi movimenti con la parte superiore del corpo e cerca di restare rilassato in sella. Il segreto? Prova, filma, riguardati e correggi i dettagli.
- Salita con il gruppo: Allenati anche a reggere il ritmo di altri, perché in corsa difficilmente sarai da solo. Avere un compagno che tira il gruppo, specie nei tratti duri, aiuta tantissimo nel gestire lo sforzo e il morale.
Un altro trucco dei grimpeur veri? Studiano sempre la salita prima della gara. Usano app come Strava oppure i “segmenti” di Komoot per capire dove cambiare ritmo o dove risparmiare le energie. Chiaro: non basta la tecnologia, ma fa la differenza conoscere la planimetria a memoria.
Un dato simpatica: chi inizia ad allenarsi in salita aumenta mediamente la sua VAM (velocità di ascesa media) del 9% nei primi tre mesi secondo una ricerca pubblicata su European Journal of Sport Science. Non è poco, specie se parti da zero.
Certo, mica tutti possono diventare Pantani o Pogacar, ma neanche serve. Quello che conta è il gusto della sfida personale e, perché no, provare ogni tanto l’ebbrezza di sentirsi, anche solo per un minuto, il re della montagna. Quando superi quel punto che sembra non finire mai e arrivi in cima che hai le gambe in fiamme e il respiro corto, il mondo ti sorride. E fidati, non c’è soddisfazione migliore, almeno secondo me. La salita, per chi la impara ad amare, non è solo sofferenza: è un rito, una specie di meditazione su due ruote.
Luca Rory
luglio 18, 2025 AT 12:51Ah sì, il famoso grimpeur, il re delle salite... Se pensate che basti solo una gamba forte e il fiato, vi sbagliate di grosso.
Sono anni che seguo questo sport e lasciate che vi dica, è una selezione naturale: solo quelli con un cuore più grande di una montagna riescono a dominare le pendenze più toste. E poi, vogliamo parlare della strategia? Il grimpeur non è solo un muscolo, è una mente affilata che sa dosare potenza, ritmo e rischio in ogni metro di salita.
Non sarà mai come quei velocisti smargiassi che si fanno notare solo per i loro sprint finali. No, il grimpeur è qualcosa di diverso, qualcosa di più difficile da replicare e sicuramente più affascinante per chi capisce davvero di ciclismo.
Però, su, ditemi chi è secondo voi il vero re delle salite nella storia, che ho voglia di litigare un po'!
Chiara Amici
luglio 22, 2025 AT 00:11Che bellissimo approfondimento sul grimpeur! 😊 Questo articolo mi ha davvero illuminata su un mondo così affascinante e pieno di passione... 😍
Mi piace l'idea di esplorare le caratteristiche uniche di questi atleti perché spesso ci si limita a guardarli solo come sportivi senza considerare la loro tecnica, la psicologia e la resilienza che ci vuole.
Trovo poi meraviglioso il modo in cui avete inserito anche curiosità e tabelle: per chi come me ama dati e numeri, è un tocco magico che rende tutto più interessante e concreto!
Grazie mille per questa guida chiara, colorata ed educativa!!! 🎉🙌
Anna de Graaf
luglio 26, 2025 AT 15:17Mi piacerebbe sapere di più sui metodi di allenamento utilizzati dai grimpeur per migliorare la loro tecnica in salita. Ad esempio, come modulano il loro carico di lavoro per sviluppare non solo la forza muscolare ma anche la capacità aerobica e la resistenza mentale necessaria?
Forse qualcuno può spiegare più nel dettaglio quali sono le differenze nell'approccio rispetto ad altri ciclisti e come si allenano in modo specifico su pendenze diverse. Inoltre, l'importanza della strategia in gara: come si comportano quando sono sotto pressione o in fuga?
Mi sembra ci sia molto da approfondire su questo argomento affascinante, e condividere esperienze concrete aiuterebbe moltissimo chi è alle prime armi con le salite.
Fabio Castaneda
luglio 31, 2025 AT 06:24Post interessantissimo, davvero un'ottima panoramica sulla figura del grimpeur nel ciclismo moderno e storico! 🚴♂️
Come osservatore leggero e appassionato, apprezzo moltissimo la combinazione di dati tecnici e storytelling che avete offerto, arricchita da quelle tabelle che spiegano bene le prestazioni in salita.
Trovo inoltre estremamente stimolante considerare come le caratteristiche fisiche e psicologiche si intersecano per forgiare questi atleti unici.
Spero di vedere più contributi simili in futuro che approfondiscano altri ruoli o specializzazioni nel mondo del ciclismo.
😊Stephen Anselmo
agosto 4, 2025 AT 21:31Interessante come l'articolo si sforzi di definire 'grimpeur' come se fosse un'entità idealizzata, quasi un archetipo ciclistico, quasi metafisico, nella danza con la montagna.
Ma non trovate che spesso si dimentichi il contesto storico, sociale e culturale dietro ogni 're delle salite'? Ogni grimpeur porta con sé un bagaglio di narrazioni umane, di sfide personali e collettive.
È affascinante pensare che la salita stessa sia una sorta di metafora per le lotte interiori, e che proprio il ciclista in salita rappresenti la volontà irriducibile di superare ogni ostacolo.
Insomma, dietro i numeri e le tecniche c’è un poema epico nascosto, secondo me.
Mauro D´angelo
agosto 7, 2025 AT 05:04Ma dai, va bene tutto, ma se non menzioniamo messieurs come Pantani siamo un po' fuori strada, no? Questo tizio era il vero king della montagna, nessuno ha mai avuto quel mix esplosivo di tecnica, anima e follia sulle salite più dure.
Certo, i dati e le tabelle sono carini, ma la passione e la personalità dietro il grimpeur non si misurano in numeri. Pantani lo dimostrava ogni volta che affrontava una pendenza, dava tutto e non mollava mai, anche quando la testa diceva no.
Questo articolo potrebbe essere più emozionale se raccontasse di più le storie di questi giganti, non solo numeri freddi.
Alla fine è questo che ci fa amare il ciclismo, giusto? Emozione pura in salita.
Matteo Riboni
agosto 11, 2025 AT 20:11Ok, concedimi un attimo di cinismo, ma davvero la magia della salita dipende solo dalla tecnica e dalla forza? Ho visto ciclisti veri veri cadere o rallentare appena la strada si fa dura, e altri che sembrano rigenerarsi come se la fatica fosse un ospite gradito.
La testa, il cuore, e quella roba che chiamiamo 'anima' contano più di qualsiasi tabella o dato scientifico.
Quindi sì, un grimpeur è più che gambe e polmoni, è una specie di eroe solitario che combatte contro l'altitudine e soprattutto contro sé stesso.
Domanda: chi secondo voi ha dimostrato di avere questo spirito invincibile sul serio?
Francesco Sir Xesc
agosto 14, 2025 AT 03:44Nel panorama dei grimpeur storici, mi sento di aggiungere anche nomi un po' meno celebrati ma altrettanto fondamentali per la cultura ciclistica degli anni passati.
È interessante considerare come alcuni di questi atleti, pur senza raggiungere la notorietà globale, abbiano innovato tecniche di scalata o allenamenti che ancora oggi influenzano la disciplina.
Mi chiedo se nel presente stiamo coltivando nuovi grimpeur con la stessa profondità o se la crescita del ciclismo moderno rischia di standardizzare troppo il modello classico di scalatore.
Ariano Di revino
agosto 16, 2025 AT 11:17Dal punto di vista più tecnico e scientifico, è fondamentale comprendere la biomeccanica e la fisiologia involucrate nella scalata.
Ogni grimpeur ben allenato conosce la sinergia necessaria tra contratto muscolare, economizzazione dell'energia e gestione del lattato, elementi che non sono solo teoria ma pratiche quotidiane nell'allenamento d'élite.
Inoltre, le variabili esterne come altitudine, temperatura e pendenza stessa si combinano per creare un contesto dinamico altamente complesso che questi atleti devono affrontare.
Sarebbe interessante avere studi dati più approfonditi che mostrino come l'adattamento individuale a questi stimoli vari umani possa essere ottimizzato per migliorare la performance in salita.
Camillo Caruso
agosto 17, 2025 AT 12:51Voglio solo dire che questo articolo è una bomba per chi (come me) si sta avvicinando seriamente al mondo delle salite in bici!
Sono stufo di essere il solito brocco che si perde su ogni rampa e finalmente qui trovo una chiave per migliorare davvero.
Altro che chiacchiere, voglio mettermi sotto con la tecnica e il cuore, come quei grimpeur che fanno sembrare ogni salita facile come una discesa. Sono pronto a studiare le strategie e a spingere oltre i miei limiti.
Dai, condividiamo routine di allenamento e consigli pratici per scalare meglio senza morire ogni volta!
La montagna è dura, ma anche io lo sono!