Se hai mai comprato un olio motore o un liquido per freni e ti sei chiesto cosa significano quelle sigle strane sull’etichetta, non sei solo. Molti meccanici, anche esperti, non sanno esattamente cosa devono leggere e perché. Eppure, dal 1° gennaio 2025, l’etichettatura corretta degli oli e dei liquidi auto non è più una buona pratica: è un obbligo di legge.
Cosa dice la legge italiana sugli oli e liquidi auto
In Italia non esiste un decreto che dice esplicitamente: “L’olio motore deve avere queste 5 informazioni”. Ma non significa che non ci siano regole. La normativa di riferimento è il Decreto Legislativo 206/2005, il Codice del Consumo. Dice che ogni prodotto venduto al pubblico deve essere chiaramente identificabile, sicuro e dotato di informazioni veritiere. Niente truffe. Niente etichette ingannevoli.
Per gli oli lubrificanti, questo si traduce in un obbligo concreto: devi sapere esattamente cosa stai comprando. E chi lo produce, deve dirtelo in modo chiaro. Non basta scrivere “Olio per motori”. Devi dire per quale motore, con quale prestazione, e perché è adatto.
Le sigle che devi vedere sull’etichetta (e cosa significano)
Le etichette degli oli moderni non sono un decoro. Sono un linguaggio tecnico standardizzato. Se non le capisci, rischi di mettere l’olio sbagliato e danneggiare il motore. E se sei un rivenditore, rischi multe fino a 10.000 euro.
Le tre sigle fondamentali che devono comparire sono:
- API (American Petroleum Institute): indica la qualità dell’olio per motori a benzina o diesel. Se vedi “SP”, significa che l’olio è adatto a motori moderni (dal 2020 in poi) e protegge da depositi, usura e fumo. “CK-4” è la versione diesel, per camion e auto con FAP.
- ACEA (European Automobile Manufacturers Association): questa sigla è più stringente e specifica per l’Europa. “A3/B4” è per motori benzina e diesel ad alte prestazioni. “C2” o “C3” indicano oli a bassa viscosità compatibili con i sistemi di post-trattamento delle emissioni, come il FAP e il SCR. Se il tuo veicolo ha un filtro antiparticolato, devi usare un olio C.
- Specifiche costruttore: qui entra in gioco il vero dettaglio. Un olio con API SP e ACEA C3 non basta. Deve avere anche l’omologazione del costruttore: “MB 229.51” per Mercedes, “VW 504 00” per Volkswagen, “BMW LL-17 FE+” per BMW. Senza queste, anche l’olio migliore potrebbe invalidare la garanzia.
Un esempio reale: un olio per una Fiat 500X del 2023 con motore 1.3 Multijet II deve avere: API SP, ACEA C2, FCA MS-12991. Se manca anche solo una di queste, non è conforme.
Viscosità: non è un optional
La viscosità è la prima cosa che leggi sull’etichetta: “5W-30”, “0W-20”, “15W-40”. Questo numero non è un’opinione. È una misura tecnica della fluidità dell’olio a basse e alte temperature.
Il numero prima della “W” (Winter) dice quanto l’olio scorre al freddo. Un 0W è più fluido di un 10W, quindi parte meglio in inverno. Il numero dopo la “W” dice la viscosità a 100°C, cioè quando il motore è caldo. Un 30 è più leggero di un 50.
Se metti un 15W-40 su un motore che richiede 0W-20, il motore fatica a girare a freddo, consuma di più e si logora prima. Le case automobilistiche testano i motori con una viscosità precisa. Non puoi improvvisare.
Le informazioni obbligatorie che non devono mancare
Oltre alle sigle, l’etichetta deve contenere:
- Il nome e l’indirizzo del produttore o del distributore in UE
- Il volume netto (es. 4L, 5L)
- Il numero di lotto o di serie (per il richiamo in caso di difetti)
- Le istruzioni per l’uso (es. “Non miscelare con altri oli”)
- Il simbolo di riciclo (la freccia triangolare con il codice del plastico, come “HDPE 2”)
Se manca il numero di lotto, non puoi tracciare un prodotto difettoso. Se non c’è l’indirizzo del produttore, non sai da dove viene. E se non c’è il volume, il consumatore non sa quanto sta comprando. Queste non sono informazioni “bello avere”: sono obbligatorie per legge.
Le nuove regole sull’origine (dal 1° ottobre 2025)
Dal 1° ottobre 2025, il Regolamento UE 2024/2105 impone l’indicazione dell’origine geografica per l’ingrediente primario di molti prodotti. Finora si applicava solo agli alimenti. Ma il Ministero dell’Agricoltura ha esteso lo sperimentale italiano a prodotti industriali, compresi i lubrificanti, per tutto il 2025.
Cosa significa per te? Se l’olio è prodotto in Germania ma i basi sono importate dal Kuwait, devi scrivere: “Prodotto in Germania. Olio base proveniente dal Kuwait”. Se è raffinato in Italia con basi asiatiche, devi indicarlo. Non puoi dire “Made in Italy” se l’olio non è stato raffinato qui.
Questa regola colpisce soprattutto i prodotti economici che fanno “Italian Sounding”. Chi vende olio con etichetta “Made in Italy” ma ha le basi in Cina, rischia multe e sequestri.
Etichette 2D e codici a barre: il futuro è qui
Le etichette tradizionali non bastano più. Da quest’anno, i grandi produttori come Shell, TotalEnergies e Repsol stanno aggiungendo codici QR o codici 2D sull’etichetta. Basta scansionarli con lo smartphone e ti compaiono:
- Il certificato di conformità
- La scheda tecnica completa
- La lista dei veicoli compatibili
- Il lotto e la data di scadenza
Non è obbligatorio ancora, ma è già una pratica diffusa tra i marchi premium. E nel 2026 potrebbe diventare obbligatorio. Se sei un rivenditore, preparati: i clienti chiederanno di poter verificare l’origine con un click.
Cosa succede se l’etichetta è sbagliata?
Se sei un consumatore e compri un olio con etichetta incompleta, rischi solo di rovinare il motore. Ma se sei un rivenditore, un’officina o un importatore, le conseguenze sono più gravi:
- Sequestro del prodotto
- Sanzione amministrativa da 1.000 a 10.000 euro
- Obbligo di richiamo dal mercato
- Perdita della garanzia commerciale
- Reputazione rovinata
Il Ministero dello Sviluppo Economico e l’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) fanno controlli mirati sui distributori. Nel 2024, sono stati sequestrati oltre 800 litri di olio con etichette false in Lombardia e Piemonte. La maggior parte veniva da importazioni non certificate.
Come controllare che un olio sia conforme
Se sei un meccanico o un appassionato, ecco una checklist semplice da usare prima di comprare:
- Verifica che ci sia l’API (SP per benzina, CK-4 per diesel)
- Controlla che ci sia l’ACEA (A3/B4 o C2/C3 a seconda del motore)
- Cerca le specifiche costruttore (es. VW 502.00, BMW LL-12)
- Leggi la viscosità: è quella indicata nel manuale d’uso?
- Controlla il volume e il numero di lotto
- Se c’è un QR code, scannealo e controlla la scheda tecnica
- Evita prodotti che dicono “adatto a tutti i motori” senza specifiche
Se manca anche una sola voce, non comprarlo. Non vale il risparmio.
Cosa cambia nel 2026
Da gennaio 2026, l’Unione Europea introdurrà un nuovo sistema di tracciabilità per tutti i lubrificanti. Ogni bottiglia dovrà essere registrata in un database centralizzato. Sarà possibile sapere da dove viene, chi l’ha prodotto, e se è stato ritirato per difetti.
Le piccole aziende che non hanno i mezzi per adottare questo sistema rischiano di uscire dal mercato. I grandi marchi già ci stanno lavorando. Se sei un rivenditore, inizia a chiedere ai tuoi fornitori: “Avete il codice di tracciabilità?”
Conclusione: non è etichettatura, è sicurezza
Un’etichetta su un olio non è un’informazione di marketing. È un documento tecnico che protegge il tuo motore, il tuo portafoglio e la tua legalità. Non è un optional. È un obbligo.
Se compri olio, leggi l’etichetta come se fosse il manuale d’uso del motore. Se vendi olio, assicurati che ogni bottiglia abbia tutto ciò che serve. Non aspettare che ti becchino. La normativa non è un’opzione: è la strada per lavorare con serietà.
Quali sigle devo cercare sull’etichetta di un olio motore?
Devi cercare tre sigle: API (es. SP per benzina, CK-4 per diesel), ACEA (es. A3/B4 o C2/C3), e le specifiche del costruttore (es. MB 229.51 o VW 504.00). Senza queste, l’olio non è conforme al tuo motore.
L’etichetta deve indicare l’origine dell’olio?
Dal 1° ottobre 2025, sì. Se l’olio è prodotto in Europa ma le basi provengono da altri paesi, devi indicare l’origine dell’ingrediente principale. Non puoi dire “Made in Italy” se l’olio è raffinato con basi asiatiche.
Cosa succede se uso un olio senza le specifiche del costruttore?
Puoi danneggiare il motore, soprattutto se ha un FAP o un sistema SCR. Inoltre, se il veicolo è ancora in garanzia, il costruttore può rifiutare la copertura per un guasto legato all’olio non omologato.
Un olio con API SP ma senza ACEA C3 va bene per un’auto con FAP?
No. L’API SP dice solo che è buono per il motore, ma non dice se è compatibile con il filtro antiparticolato. Senza ACEA C3 o C2, l’olio può intasare il FAP e causare costosi guasti.
Posso usare un olio più viscoso di quello indicato nel manuale?
No. La viscosità è calcolata per il motore specifico. Usare un 15W-40 al posto di un 0W-20 aumenta il consumo di carburante, riduce la potenza e accelera l’usura dei componenti. Segui sempre il manuale.
I rivenditori possono vendere olio senza etichetta?
No. Vendere olio senza etichetta completa è illegale. L’etichetta deve contenere nome del produttore, volume, sigle API/ACEA, specifiche costruttore, numero di lotto e istruzioni. Chi lo fa rischia multe fino a 10.000 euro.