Decreto 231/2007: cosa prevede e come influisce sulle aziende italiane

Il Decreto 231/2007, un provvedimento italiano che introduce la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per determinati reati commessi nel loro interesse. È noto anche come Legge 231, e cambia completamente il modo in cui le aziende devono gestire i rischi legali interni. Prima di questo decreto, solo le persone fisiche rispondevano dei reati. Ora, se un dipendente, un dirigente o anche un terzo agisce per conto dell’azienda e commette un reato — come corruzione, truffa, falso in bilancio o violazioni ambientali — l’azienda stessa può essere sanzionata con multe fino a 1,5 milioni di euro, sequestri, esclusione da appalti pubblici e danni reputazionali.

La chiave per evitare queste sanzioni è il modello organizzativo, un sistema interno di regole, controlli e procedure che dimostra l’impegno dell’azienda a prevenire reati. Non basta avere un codice etico appeso al muro. Devi avere processi scritti, formazione obbligatoria, controlli interni, un organismo di vigilanza indipendente (spesso chiamato ODV) e sanzioni interne per chi viola le regole. Il modello non deve essere perfetto, ma deve essere attivo, aggiornato e applicato con coerenza. Se un dipendente fa qualcosa di illegale ma l’azienda ha dimostrato di aver fatto tutto il possibile per evitarlo, la responsabilità può essere esclusa.

Questo decreto riguarda tutte le aziende, grandi o piccole, che operano in Italia — comprese le cooperative, le associazioni e anche i club sportivi che hanno dipendenti o collaboratori. Non è un tema solo per i grandi gruppi. Un piccolo laboratorio che non controlla i pagamenti ai fornitori, un’officina che non gestisce correttamente lo smaltimento dei rifiuti, un’associazione che accetta sovvenzioni con documenti falsi: tutti possono incappare in un reato previsto dal Decreto 231. E se non hanno un modello organizzativo, rischiano di pagare il prezzo più alto.

Il reato societario, un concetto chiave del Decreto 231 che indica quando un reato è commesso nell’interesse o a vantaggio dell’azienda. Non conta se l’agente ha agito da solo. Se il reato ha portato un vantaggio economico, una riduzione di costi, un’aggiudicazione di appalto o un vantaggio competitivo per l’azienda, allora l’azienda è coinvolta. Questo rende il Decreto 231 molto più pericoloso di quanto sembri: non serve che qualcuno abbia voluto fare il furbo. Basta che il risultato sia stato utile all’azienda.

Le aziende che hanno adottato un modello organizzativo efficace non solo evitano sanzioni, ma migliorano la gestione interna. I controlli riducono gli errori, le procedure chiare aumentano la trasparenza, e la formazione crea una cultura del rispetto delle regole. Non è un costo: è un investimento. E in un mondo dove la trasparenza è sempre più richiesta, diventa una leva competitiva.

Nella raccolta di articoli qui sotto, troverai guide pratiche su come applicare il Decreto 231/2007 in contesti reali: da come strutturare un modello organizzativo a basso costo, a cosa fare se un dipendente commette un reato, fino a come verificare che i tuoi fornitori siano a norma. Non è un argomento da lasciare ai legali. È qualcosa che ogni responsabile, manager o titolare deve capire per proteggere la propria attività.

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