Cyber-risk nelle auto connesse: le nuove coperture assicurative per veicoli smart nel 2025
- di Lorenzo De Santis
- nov, 16 2025
Le auto connesse non sono più un futuro lontano: sono già qui, e sono vulnerabili
Oggi, quasi ogni nuova auto che compri ha una connessione internet. Non solo per la musica o la navigazione, ma per controllare la temperatura, bloccare o sbloccare le porte da remoto, aggiornare il software da solo, o persino chiamare l’assistenza quando qualcosa va storto. Ma ogni volta che un’auto si collega a una rete, diventa un bersaglio. E nel 2025, le compagnie assicurative hanno iniziato a reagire. Non più solo per i sinistri stradali: ora coprono anche gli attacchi cyber.
Perché un’auto connessa è un obiettivo per i hacker?
Un’auto moderna ha tra 100 e 150 computer a bordo, chiamati ECU. Ognuno controlla una parte diversa: freni, sterzo, acceleratore, infotainment, ricarica elettrica. Questi sistemi comunicano tra loro e con server esterni. E se un hacker entra da un punto debole - un’app per smartphone, una rete Wi-Fi pubblica, un aggiornamento OTA - può prendere il controllo di cose che dovrebbero restare sicure.
Non è fantascienza. Nel 2015, due ricercatori hanno preso il controllo di una Jeep Cherokee da 160 km di distanza, bloccando il motore e frenando a sorpresa. Fiat Chrysler ha dovuto richiamare 1,4 milioni di auto. Oggi, le minacce sono più sofisticate: attacchi alle API, sfruttamento di vulnerabilità nei protocolli Bluetooth, intercettazione dei dati tra l’auto e la stazione di ricarica. Un attacco su una colonnina può bloccare contemporaneamente migliaia di veicoli.
Le auto elettriche sono particolarmente a rischio: più connessioni, più dati, più punti di ingresso. Il 25% degli italiani ha paura delle app per controllare l’auto da remoto. E il 41% non aggiorna mai il software, proprio come si fa con lo smartphone. Ma qui non si tratta di un bug che fa crashare l’audio: si tratta di un sistema che può fermare la macchina in autostrada.
Cosa cambia con la normativa europea dal 2024
Da luglio 2024, nessuna auto nuova in Europa può essere immessa in commercio senza un sistema di gestione della sicurezza informatica certificato. È la norma UNECE WP.29 R155, e cambia tutto. Le case automobilistiche devono dimostrare di aver progettato la sicurezza fin dall’inizio, non di aggiustare dopo. Devono anche garantire aggiornamenti software sicuri (R156), con crittografia e autenticazione.
In Italia, dal 15 marzo 2024, è entrato in vigore il recepimento della direttiva NIS2, che obbliga anche i produttori e i fornitori a monitorare e segnalare attacchi. E dal 10 maggio 2024, il Ministero dei Trasporti ha imposto test di penetrazione obbligatori per tutti i nuovi modelli. Non è più una scelta: è un requisito legale.
Tesla, BMW e Volkswagen sono tra i più avanti: Tesla usa crittografia end-to-end per gli aggiornamenti, BMW usa TLS 1.3, e Volkswagen ha ridotto del 62% le vulnerabilità critiche tra il 2021 e il 2023. Ma nessuno è al sicuro. Il punteggio medio di sicurezza cyber per le auto connesse è di 6,8 su 10. E il 40% dei sistemi a bordo usano ancora software obsoleto.
Le coperture assicurative stanno cambiando: cosa coprono ora?
Le assicurazioni non possono più ignorare questo rischio. Nel primo trimestre del 2024, il 35% delle nuove polizze per auto connesse in Italia includeva coperture specifiche per attacchi cyber - contro il 12% del 2022. Generali, UnipolSai e Allianz sono le prime a offrirle.
Le coperture tipiche includono:
- Riparazione o sostituzione dei sistemi digitali danneggiati (costo medio: 1.200 euro)
- Recupero dati personali rubati (posizioni, abitudini, informazioni biometriche)
- Danni causati a terzi se un attacco ha provocato un incidente
- Costi per ripristino dei sistemi di flotte aziendali bloccati da ransomware
Per le flotte aziendali, la protezione è diventata essenziale. Un attacco ransomware su una piattaforma di gestione veicoli può bloccare un’intera flotta per 72 ore. Emfleet ha documentato casi in cui aziende hanno perso decine di migliaia di euro al giorno.
Il premio aggiuntivo per questa copertura varia tra 50 e 150 euro all’anno, a seconda del livello di connettività. Un’auto elettrica con sistema OTA e controllo remoto costa di più da assicurare rispetto a una connessa solo per la telemetria di base.
Cosa NON è coperto: i limiti delle polizze
Non pensare che l’assicurazione ti salvi in ogni caso. Le polizze escludono chiaramente i danni causati da negligenza:
- Installare app non ufficiali per controllare l’auto
- Usare reti Wi-Fi pubbliche non sicure per connettere il veicolo
- Non aggiornare il software per più di 6 mesi
- Condividere le credenziali di accesso con persone non autorizzate
Se un hacker entra perché hai cliccato su un link sospetto nell’app dell’auto, l’assicurazione non paga. La responsabilità ricade su di te. È come se avessi lasciato la chiave nell’auto: non è colpa del produttore, ma tua.
Il mercato cresce: 185 milioni di euro in Italia nel 2024
Il mercato globale della cybersecurity per auto connesse valeva 2,8 miliardi di dollari nel 2023. Entro il 2027, supererà i 14 miliardi. In Italia, il mercato è stimato a 185 milioni di euro nel 2024 - un aumento del 42% rispetto all’anno prima. Perché? Perché le normative lo obbligano, e perché i clienti chiedono protezione.
Le case automobilistiche stanno investendo tra 50 e 150 euro per veicolo prodotto per implementare sistemi di sicurezza. Alcuni modelli hanno già hardware dedicato: il Mercedes-Benz MBUX usa un HSM (Hardware Security Module) per crittografare i dati a livello fisico. Volvo XC90 2023 usa un’architettura a zona, che isola i sistemi critici dal resto della rete. General Motors ha implementato un sistema di rilevamento intrusioni nel 2022.
Ma la vera sfida è il parco auto già in circolazione. Il 70% delle auto immatricolate in Italia entro il 2025 sarà connessa - molte di queste sono modelli vecchi, con software che non si possono aggiornare. Per loro, non esiste una soluzione facile. Ecco perché i ricercatori come il professor Enrico Marinelli avvertono: "La cybersecurity non è un optional. È parte della sicurezza stradale".
Cosa puoi fare oggi per proteggerti
Non aspettare che qualcuno ti protegga. Se hai un’auto connessa, agisci ora:
- Aggiorna sempre il software dell’auto: non ignorare le notifiche
- Usa solo app ufficiali del produttore: mai app di terze parti
- Disattiva le connessioni Wi-Fi e Bluetooth quando non le usi
- Controlla le autorizzazioni dell’app dell’auto: non concedere accesso a contatti o posizione se non serve
- Chiedi alla tua assicurazione se la polizza include copertura cyber: se non c’è, chiedi di aggiungerla
Un utente su Reddit ha raccontato di aver subito un attacco "man-in-the-middle" su una rete Wi-Fi pubblica: la sua Audi e-tron ha bloccato il sistema di navigazione per ore. Un altro, su Facebook, ha lodato Tesla per aver isolato automaticamente un tentativo di attacco durante un aggiornamento, inviando una notifica in tempo reale.
La differenza? Chi si protegge, ha meno rischi. Chi aspetta, rischia di pagare di più - in soldi, tempo e sicurezza.
Il futuro: intelligenza artificiale e certificazione unica in Europa
Entro il 2026, il 60% delle auto connesse avrà sistemi di cybersecurity basati sull’intelligenza artificiale: in grado di riconoscere attacchi in tempo reale, senza aspettare un aggiornamento. Il 45% avrà hardware dedicato per la sicurezza, come chip HSM integrati.
E entro il 2025, l’Europa introdurrà un marchio di certificazione unico per la cybersecurity automobilistica. Sarà come il marchio CE, ma per la sicurezza digitale. Le auto con questo certificato avranno sconti assicurativi più alti. Le case automobilistiche lo useranno come vantaggio commerciale. E tu, quando compri un’auto nuova, dovrai chiedere: "Ha la certificazione cyber?"
Non è più una questione di tecnologia. È una questione di protezione. E di responsabilità. Perché un’auto che si può hackereare non è solo un oggetto costoso: è un potenziale strumento di pericolo.